"La morte è la migliore invenzione della vita. E' il suo agente di cambio: fa piazza pulita del vecchio per aprire al nuovo. Il tempo è limitato: non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Siate affamati. Siate Folli.".
Questa frase viene attribuita a Steve Jobs, ma lui disse di averla letta su "Whole Earth Catalogy", il manuale di controcultura Hippy creato, nel 1968, da Steward Brand.
Nessuna altra frase, però, può dipingere al meglio quella che è stata la vita e l'esperienza di Steve Jobs, colui che, insieme ad altri, ha creato Apple. L'unico, però, che è stato in grado di trasformarla in qualcosa di unico e di difficilmente imitabile.
Jobs nasce a San Francisco, in California, il 24 Febbraio del 1955 ed è, quindi, di 3 anni più giovane di me. Mi resta difficile pensare che qualcuno più giovane di me possa essersene andato, così, senza tanto rumore, lontano dalle scene. Mi resta difficile perché, se penso a me stesso, mi vedo più vecchio di quanto non mi senta normalmente nella vita di tutti i giorni. Mi resta difficile perché mi fa pensare a quanto siano vani i traguardi effimeri che rincorriamo tutti i giorni: un uomo di successo, un uomo che ha ceato qualcosa che io non avrei mai potuto nemmeno lontanamente immaginare di poter creare, se ne è andato.
Non sono stato un fans di Apple, non ne condivido le politiche di chiusura, in alcuni casi, peggiori di quelle di Microsoft. Ma questa è la Apple di oggi e di ieri. Quella dell'altro ieri era un po' diversa e ha avuto il merito di fare la Storia dell'Informatica, quella con la "S" maiuscola. Oggi non ho voglia di scrivere la storia di Jobs, come sarebbe normale in un blog che si occupa proprio di questo, ho solo voglia di riflettere un po', in silenzio... dando un ultimo saluto ad un uomo che, con tutte le contraddizioni, che comunque ogniuno di noi si porta dietro, ha dato una scintilla di follia a questo mondo di numeri ed algoritmi...
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