Passa ai contenuti principali

Didattica e Informatica: Prime Conclusioni


Una prima sintesi
I problemi affrontati negli articoli precedenti, riguardanti l'individuazione di un sistema didattico generale, non si intendono qui risolti, né è negli scopi di questo lavoro il fornire soluzioni che possano assumere il valore di tesi definitive. Gli argomenti trattati e le tesi esposte possono servire, unicamente, come modesto terreno di confronto in relazione alla realizzazione di un migliore approccio educativo. Lo spirito che ha accompagnato la stesura degli argomenti è stato, essenzialmente, quello di poter contribuire, anche se in misura modesta, alla realizzazione di una scuola in cui a tutti i soggetti possano essere garantite le stesse opportunità di accesso al sapere e di crescita della propria personalità.


L'individuazione di quello che ho definito come metodo didattico generale e, in altre occasioni, come standard educativi vanno visti, essenzialmente, come tentativi in questo senso. Certo il termine standard può richiamare alla mente situazioni, in qualche modo, legate a dinamiche di identificazione delle attività umane con degli standard prefissati.
Ma la caratteristica di standardizzazione del metodo si riferisce, unicamente, al fatto che esso è uno standard di fatto, cioè è ricavato dalle modalità in cui procede lo stesso pensiero umano. Esso deve intendersi, quindi, come applicazione del modo di pensare umano ai processi della didattica. Lo standard si riferisce, in questo senso, al fatto che tale approccio è comune a tutti gli uomini. Non solo, esso viene utilizzato nell'istruzione di determinati organismi artificiali creati dall'uomo stesso: gli elaboratori. L'applicazione nel campo dell'informatica ha prodotto, in generale, una riscoperta di questi meccanismi, li ha codificati in strutture formali e li ha resi, quindi, disponibili per applicazioni in altri ambiti. Il sistema metodologico e quello interattivo manipolativo, in sostanza, sono e restano caratteristiche peculiari dell'uomo in quanto sia l'uno che l'altro sono, nel primo caso un modo caratteristico di procedere dei soggetti umani, nel secondo un'invenzione dell'uomo stesso in vista della soluzione di determinati problemi complessi. Alla luce di queste riflessioni essi appaiono, quindi, quello che realmente sono: strumenti, attrezzi di conoscenza, modi per manipolare la realtà. All'uomo resta il compito di gestirli, di definire i loro compiti specifici, di decidere come e a che cosa debbano servire. Nel campo strettamente didattico essi diventano uno strumento insostituibile ai fini della trasmissione della conoscenza, della riduzione della differenza tra la realtà e la sua rappresentazione.
Anche in questo caso, non si intende la realtà come dato assoluto, di cui si può dare solo ed unicamente una rappresentazione, essa entra in rapporto stretto con quelle che sono le esperienze di vita dei soggetti, ogni individuo, in questo senso, avrà una "sua realtà", una sua "rappresentazione dell'oggetto reale". Scopo del metodo e dei sistemi di manipolazione è proprio quello di fornire una duplice possibilità:

  1. poter analizzare l'oggettività dei fenomeni fisici ricavando leggi matematiche e rappresentazioni adeguate
  2. permettere di verificare le rappresentazioni soggettive alla luce di modificazioni coerenti dei dati.

Quindi, in ultima analisi, una interpretazione delle attività didattiche che si differenzia dal semplice meccanismo di trasmissione delle nozioni, un ambiente educativo che si deve basare sulla ricerca e sulla verifica e, in ultima istanza, sulla promozione della creatività in vista di un pieno sviluppo della soggettività e della socialità.
Certamente, come affermavo prece-dentemente, il presente lavoro non ha la pretesa di essere esaustivo in riferimento agli argomenti trattati. Non sono stati sviluppate parti come la definizione specifica delle possibilità applicative che il sistema didattico potrebbe avere in discipline quali la filosofia. Solo alcuni accenni sono stati fatti, in proposito, nei confronti della storia. I motivi di tali "lacune" sono dovuti, essenzialmente, alla vastissima portata degli argomenti che avrebbero costretto a sviluppare tutto il lavoro in quel senso. Fare solo degli accenni a tal proposito sarebbe stato deleterio in quanto la serietà e la correttezza dell'esposizione sarebbero venuti meno.
Un'altra "lacuna" che può evidenziarsi nel presente lavoro è quella riguardante la mancanza, in alcuni punti, dei necessari paragoni con situazioni di "applicazione sul campo" dei modelli presentati. Tale mancanza, però, è motivata dalla particolarità dell'argomento che avrebbe costretto, nella maggior parte dei casi, a disgressioni di tipo tecnico che avrebbero allontanato, a mio avviso, dalle direttive principali del lavoro. D'altra parte, il suo scopo era, nelle mie intenzioni, quello di definire una concettualizzazione formale del sistema didattico in riferimento a specifiche dinamiche del campo educativo, non quello, quindi, di proporre ipotesi pratiche di applicazione. Queste sono effettivamente presenti, ma solo nella forma di indicazioni, di percorsi fattibili. La preoccupazione di rimanere su di un livello generale è data, essenzialmente, dal fatto che ogni realtà educativa è, in ultima analisi, una realtà in sé; essendo tale, le forme applicative del sistema didattico vanno definite in loco e da chi opera nelle stesse. Qualsiasi tentativo di imporre soluzioni predefinite non terrebbe conto, in questo senso, delle libere scelte di docenti e discenti.


Le aspettative ed i possibili sviluppi futuri
Le migliori condizioni educative, introdotte dall'utilizzo di sussidi didattici sempre più perfezionati, non devono far dimenticare che il rapporto didattico, l'ambiente educativo dipendono, essenzialmente, dall'opera incessante degli operatori scolastici. Il docente, nel suo ruolo di primo piano, è, insieme agli allievi, il sistema interattivo per eccellenza. Il perno centrale del rapporto didattico rimane, comunque, il dialogo tra i soggetti, che si pone come "momento alto" delle attività educative; attraverso di esso si attuano le scelte significative che determinano, di volta in volta, l'andamento della vita scolastica della classe. L'apporto dell'elaboratore, come sistema integrato, si esplica nella funzione di manipolatore e gestore di tutte quelle fasi ed apparati che, in qualche modo, porterebbero ad impegnare docenti e discenti in attività diverse dal dialogo educativo.
Nello sforzo di tendere ad una comunicazione di tipo onnilaterale, possibile solo come modello ideale, l'introduzione di sistemi multimediali rende possibile un miglioramento qualitativo e quantitativo delle relazioni didattiche.

Commenti

Post popolari in questo blog

Colossus

Colossus " Colossus fu il primo elaboratore elettronico al mondo: fu realizzato in Gran Bretagna nel 1943, alla fine della seconda guerra mondiale, dall’intuizione del Dott. Thomas Flowers. Operativo dal 1944 a Bletchley Park, sostituì Heath Robinson, un macchinario più semplice, nel decifrare le comunicazioni criptate della Germania nazista. Entro la fine del conflitto furono costruiti dieci esemplari di Colossus, un “gigante” da 1.600 valvole termoioniche. Il Dott. Flowers aveva concepito il progetto prima della guerra, però il centro di ricerca britannico non era convinto che fosse davvero realizzabile: la tenacia dell’ingegnere, alla lunga, s’è rivelata determinante. " Citazione - Tratta da:   http://www.downloadblog.it/post/16765/colossus-il-primo-elaboratore-elettronico-a-essere-stato-realizzato

EDVAC

EDVAC (Electronic Discrete Variable Automatic Computer) L' E lectronic D iscrete V ariable A utomatic C omputer ( EDVAC ) è uno dei primi computer elettronici digitali della storia, uno dei primi computer della storia basato sull'architettura di Von Neumann e uno dei primi computer a programma memorizzato della storia. L' ENIAC era veloce, ma disponeva di pochissimo spazio di archiviazione . Inoltre, per la programmazione doveva essere ricablato , un'operazione che richiedeva da poche ore a giorni interi; era, inoltre, poco affidabile, a causa delle molte valvole tubolari utilizzate, che richiedevano, tra l'altro, moltissima energia e molto spazio per funzionare e generavano molto calore. Il che faceva lievitare costi di gestione.

MANIAC

Verso la fine della guerra, gli scienziati di Los Alamos stavano utilizzando il primo computer elettronico . John Von Neumann fu il protagonista principale di questo cambiamento, che condusse, poi, allo sviluppo del programma per calcolare il comportamento degli esplosivi nucleari. I calcoli iniziali concernenti la diffusione dei neutroni in un montaggio critico di uranio furono effettuati da Eldred Nelson e da Stanley Frankel , che erano membri del gruppo di Robert Serber presso il Radiation Laboratory dell' università di Berkeley , California, nel 1942.  A Los Alamos  ordinarono lo stesso tipo di macchine che avevano utilizzato in California.