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Didattica e Informatice: Le Tecnologie Educative (Parte 2)


QUALI TECNOLOGIE ?
Il mondo della scuola, oggi, deve fare i conti con una evoluzione tecnologica che, nella società, ha portato all'affermarsi di tecniche di esposizione e di comunicazione in grado di penetrare profondamente nella vita sociale e privata degli  individui. L'impatto che la scuola può avere, oggi, nei confronti, ad esempio, di un bambino della prima età scolare, è decisamente minore a quello determinato dall'influenza dei mass-media.

Questi, attraverso la loro fortissima caratterizzazione audiovisuale, sono riusciti a penetrare dove la scuola, ancora oggi, fatica a trovare un punto di riferimento stabile. Soprattutto, se si prende in considerazione il mezzo televisivo, ci si può rendere conto come questo sia penetrato all'interno della vita quotidiana della gente influenzandone, di fatto, comportamenti personali, familiari e sociali. Afferma, a questo proposito, Laeng:"...il mezzo audiovisivo, ebbe si un trionfale sviluppo, ma nei suoi propri settori dell'informazione e dello spettacolo: andò a formare la possente fiumana di un'altra corrente d'informazione, una vera e propria scuola parallela."
E  prosegue ancora:"Parlo di scuola parallela perchè i bambini che entrano oggi nella scuola elementare hanno già avuto almeno 5000 ore di <<lezione>> da questa scuola, e per altrettante ore staranno davanti al televisore durante  il  corso della scuola elementare.”"
Da tutto questo si ricava un'immagine fedele della situazione attuale: una scuola ancora incerta e legata, tradizionalmente, al vecchio modo di esporre e comunicare, una società, invece, che, pur con tutte le sue contraddizioni, attraverso i mass-media ha radicalmente modificato gli atteggiamenti ed i comportamenti dei suoi individui.
Non bisogna dimenticare, comunque, che con lo sviluppo dei media vi furono molti tentativi di integrare i mezzi audiovisivi all'interno delle attività didattiche. Come le definisce Laeng, vi furono delle "ondate innovative" in cui sembròche  lo stesso libro dovesse essere accantonato. Nella realtà delle cose questo accantonamento non si verificò. Certamente gli audiovisivi furono introdotti ma il loro ruolo rimane, ancora oggi, un ruolo marginale rispetto alle modalità di tipo tradizionale. Tutto ciò pone sul campo un problema fondamentale: i tentativi e l'introduzione di queste tecnologie si possono considerare solo una "moda passeggera" dovuta a fattori pubblicitari ed economici, oppure vi è una spiegazione diversa circa il fatto che tali sussidi non si siano affermati come si credeva?
Se lo chiede lo stesso Laeng, che afferma:"Nell'ultimo anno ci siamo chiesti in diverse occasioni pubbliche,.....se si tratti di una moda passeggera. In quelle sedi si sono date risposte diverse, variamente accentuate a seconda della nostra sensibilità al problema e a seconda delle categorie di interpretazione che abbiamo scelto."
In effetti, dal punto di vista strettamente rappresentativo, l'impatto di un sistema audiovisivo è certamente migliore se paragonato ai mezzi tradizionali quali la parola e la scrittura. Se consideriamo il mezzo audiovisivo nella sua capacità di rappresentare il reale abbiamo, sicuramente, un livello più alto rispetto alla semplice parola. Avere immagini e parole insieme, potersi rendere conto del contesto, non solo culturale, ma fisico di un evento, effetto che si ha, ad esempio, con un filmato o con una videoregistrazione, ci pone, certamente, su di un piano molto più vicino alla realtà, che non una descrizione fatta con l'ausilio delle parole. In questo senso il mezzo audiovisivo è superiore, qualitativamente e quantitativamente, al linguaggio parlato e alla scrittura. Rimane, comunque, l'interrogativo sul perchè non si sia sviluppato, in campo didattico, rispetto alle aspettative. Il fatto è che al mezzo audiovisivo manca qualcosa che, invece, è presente nel semplice dialogo tra docente e discente: l'interattività. La possibilità cioè, da parte dei comunicanti, di poter intervenire nel mezzo dell'esposizione. Affermano, a questo proposito, Ravelli e Casati:"L'uso di audiovisivi o sussidi di altro genere (geopiano, modelli cinematici, lavagna luminosa, ecc.) spesso è originato dal desiderio di superare il fossato fra la didattica di una scienza apparentemente fondata sull'immobilità e lo sbrigativo <dinamismo topologico> degli alunni. In altre parole: tentare di imbrigliare e di usare in modo rigoroso il desiderio di movimento presente nell'intelletto di ogni uomo e in particolare dei giovani studenti. Ma i risultati erano e sono molto lontani dai desideri: quasi sempre il sussidio si limita unicamente a suggerire  <un vettore alla fantasia>, una direzione di marcia; poi, durante la lezione, la parola torna sovrana nel tentativo di catturare la mente in fuga degli alunni."
Il prodotto audiovisivo ha, quindi, come caratteristica essenziale, quella di essere una tecnologia che produce solo una comunicazione di tipo "unilaterale", il mezzo audiovisivo non può rispondere alle domande o alle critiche che gli vengono imputate. Giugni, ad esempio, rendendosi conto della importanza dei mezzi audiovisivi, afferma:"Dopo il libro - e spesso, accanto al libro - gli audiovisivi sono mezzi efficaci dell'apprendimento, ed anch'essi, fattori di formazione."
Ma  avverte, poco dopo:"La loro applicazione nell'ambiente scolastico si fonda sulla conoscenza psicologica della classe su cui tali mezzi agiscono; sulla natura del loro linguaggio che è a senso unico...",11 ed ancora, indicando i  pericoli di cui si deve tener conto nella loro utilizzazione"la passività, come assorbimento passivo del loro contenuto senza un minimo di reazione".

In questo senso, l'audiovisivo può assumere, all'interno del rapporto didattico, un ruolo monolitico, alla stessa stregua di un libro o di qualsiasi altro sussidio che non permette la discussione. Certo rimane l'insegnante che può  spiegare e rispondere ma il mezzo audiovisivo, in se stesso, rimane uguale a quelli tradizionali. Può, certamente, fornire una rappresentazione meno alienata dalla realtà effettiva ma, se questa non può essere discussa, dissentita, rimane, comunque, un mezzo non propriamente adatto alla comunicazione didattica. Le cause, quindi, del suo parziale fallimento potrebbero essere proprio queste: le scarse possibilità interattive.
Sorge, a questo punto, un altro interrogativo: esiste o è possibile sviluppare una tecnologia educativa che, integrata con quelle tradizionali, possa garantire il massimo della rappresentatività e, nello stesso tempo, un grado abbastanza alto di interattività?
Questo interrogativo può trovare una risposta se ci si riferisce ad un settore, oggi, in grande sviluppo: la scienza informatica e le sue appendici tecnologiche. Afferma, a questo proposito, Laeng: "Con la diffusione dell’informatica, al contrario, diventando tutta l'informazione (buona o cattiva) immediatamente accessibile, non è tanto importante apprendere grandi quantità di nozioni elementari quanto essere capaci di riprodurle in schemi generali, saper all'occorrenza ritrovare il dato necessario, saper discernere l'informazione utili da quella inutile, saper elaborare nuovi schemi generali ed astratti dalle informazioni particolari ed infine, saper maturare strutture cognitive adeguate alla manipolazione di dati elementari per trarne delle conclusioni complesse.".

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