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La Perottina, il primo personal computer

Quella della “Perottina” è la storia di un'invenzione che non venne capita dall'azienda che se l'era trovata quasi inconsapevolmente tra le mani: l'invenzione del personal computer a opera di un brillante ricercatore italiano, l'ingegner Pier Giorgio Perotto.
Probabilmente tutti conoscono l'Olivetti come l'azienda che ha portato l'ingegno italiano in tutto il mondo, sinonimo per oltre mezzo secolo di qualità e di innovazione, modello industriale tutto nuovo per i suoi tempi, con interessi vasti e ramificati nel sociale, grazie soprattutto alle profonde e geniali intuizioni del fondatore Camillo. Quella Olivetti seppe anticipare un sistema di relazioni industriali che rimase ineguagliato nel tempo,  ma riuscì anche a prevedere che l'elettronica avrebbe presto soppiantato la meccanica: il sogno di Adriano, figlio e successore di Camillo alla guida dell'azienda, fu infatti quello di dar vita al primo calcolatore elettronico italiano. Cosa che in effetti avvenne nel 1959, con la fabbricazione di Elea 9003, a opera di un gruppo di valenti e geniali ingegneri allevati nel mitico laboratorio di Barbaricina, pensato e fortemente voluto dallo stesso Adriano.
In quegli anni nasceva dunque l'industria elettronica italiana, che purtroppo doveva avere vita breve: gli ultimi anni '50 e i primi anni '60 furono segnati da eventi sfortunatissimi per l'Olivetti, che nel 1964 si trovò costretta a cedere a General Electric la sua divisione elettronica, per volere del nuovo management che decideva di concentrare il core business sulle tradizionali macchine da calcolo meccaniche.
La formale rinuncia dell'azienda a sviluppare progetti elettronici non ne spegneva però tutte le velleità in quel campo. Restava infatti al suo interno un gruppo di giovani ingegneri, sotto la guida stimolante e geniale di Pier Giorgio Perotto, uno dei reduci di Barbaricina, brillante progettista ancora intenzionato a produrre macchine elettroniche innovative. Di fatto, l'attenzione interessata di Roberto Olivetti e la curiosità di Capellaro, l'operaio-inventore, progettista raffinato delle macchine di maggior successo dell'azienda di Ivrea, consentirono a Perotto di portare comunque a termine la sua realizzazione, in apparente contrasto con le direttive del management.
Scheda di
Programmazione
Prototipo Della "Perottina"
In quel periodo a Ivrea si stava preparando il grande rilancio sul mercato con nuovi prodotti, molto sofisticati, basati sulla tecnologia meccanica. Il primo appuntamento era con il BEMA show, la grande mostra mondiale delle macchine per ufficio, programmata nell'ottobre '65 a New York, dove sarebbe stata presentata la nuova supercalcolatrice scrivente Logos 27. Contemporaneamente Perotto portava a compimento una sua vecchia idea: la realizzazione di un calcolatore elettronico personale, dalle caratteristiche completamente innovative, prime tra tutte il piccolo ingombro, la facile programmabilità e il costo contenuto. Così, in contrasto con le dichiarate strategie aziendali, nel '65 nasce la Programma 101 (familiarmente Perottina): l'elettronica, uscita ufficialmente nel '64 dalla porta, rientra in punta di piedi dalla finestra.
Al BEMA show di New York la presenza non ufficiale della Programma 101 oscura di fatto ogni altra macchina in vetrina. Il successo di pubblico e di vendita non muta però le strategie aziendali: l'Olivetti continua a pensare che l'elettronica non possa produrre prodotti di massa e non dà troppo credito e troppo futuro al neonato personal computer, all'epoca chiamato desktop computer.

Interno della "Perottina"
Particolare dell'assemblaggio interno











La de­no­mi­na­zio­ne di primo Per­so­nal Com­pu­ter non va ov­via­men­te in­te­sa se­con­do l'ac­ce­zio­ne odier­na, ma con il si­gni­fi­ca­to di mac­chi­na da cal­co­lo per uso per­so­na­le, che pos­sie­de un set di istru­zio­ni in­ter­ne ben de­fi­ni­to, che lo clas­si­fi­ca­no come com­pu­ter, anche se la me­mo­ria per i dati tem­po­ra­nei e le co­stan­ti è molto li­mi­ta­ta e l'in­for­ma­zio­ne mi­ni­ma ge­sti­bi­le non è un va­lo­re bi­na­rio ma un nu­me­ro a 11 digit.
Pro­get­ta­ta dal­l'Ing. Pier Gior­gio Pe­rot­to alla Oli­vet­ti di Ivrea, il Pro­gram­ma 101 era in grado di fare le 4 ope­ra­zio­ni oltre alla ra­di­ce qua­dra­ta.
La me­mo­ria era or­ga­niz­za­ta in 10 re­gi­stri, 3 dei quali di cal­co­lo, 2 di me­mo­ria ed altri 3 di me­mo­ria dati e/o me­mo­ria di pro­gram­ma (ri­par­ti­bi­li a se­con­da del­l'e­si­gen­za). Gli ul­ti­mi due erano ri­ser­va­ti alla me­mo­riz­za­zio­ne del pro­gram­ma.
La stam­pa av­ve­ni­va su un na­stro di carta e i pro­gram­mi po­te­va­no es­se­re re­gi­stra­ti su sche­de delle di­men­sio­ni ap­pros­si­ma­ti­ve di 10 cm × 20 cm che re­ca­va­no due piste ma­gne­ti­che leg­gi­bi­li una alla volta, in­se­ren­do la sche­da prima in un senso, poi nel­l'al­tro.
La me­mo­ria di la­vo­ro era co­sti­tui­ta da una linea ma­gne­to­strit­ti­va e l'elet­tro­ni­ca era rea­liz­za­ta a com­po­nen­ti di­scre­ti (tran­si­stor e diodi mon­ta­ti su sche­de in re­si­na fe­no­li­ca: i mi­cro­pro­ces­so­ri non esi­ste­va­no ed i cir­cui­ti in­te­gra­ti erano ai pri­mor­di.
La­vo­ra­va con la pre­ci­sio­ne di 22 cifre a vir­go­la fissa e 15 cifre de­ci­ma­li. La pro­gram­ma­zio­ne era ana­lo­ga all'As­sem­bler, ma più sem­pli­ce: con­sen­ti­va fon­da­men­tal­men­te lo scam­bio fra re­gi­stri di me­mo­ria e re­gi­stri di cal­co­lo e le ope­ra­zio­ni nei re­gi­stri.
Per fare un esem­pio, il pro­gram­ma per cal­co­la­re i lo­ga­rit­mi oc­cu­pa­va en­tram­be le facce di una sche­da ma­gne­ti­ca.


http://it.wikipedia.org/wiki/Olivetti_Programma_101

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