A conferma del fatto che le intuizioni di Adriano non erano campate in aria, ricordiamo che proprio in questi anni le imprese italiane cominciano a utilizzare il computer come strumento gestionale del processo produttivo: nel 1956 la Innocenti impianta per prima un sistema IBM nello stabilimento di Dalmine. La macchina è impiegata per eseguire i conteggi di 2.500 stipendi e di 6.000 paghe e cottimi, la contabilità generale e dei magazzini, la fatturazione, i calcoli scientifici e tecnici.
Olivetti si trova così impegnata nel progetto di un calcolatore elettronico, che vede la luce nel 1959 ed è frutto della collaborazione di un gruppo di ricercatori dell'Università di Pisa e di un gruppo, diretto da Mario Tchou (italiano di origine cinese), proveniente dalla Columbia University.
La realizzazione, avviata nel laboratorio di Barbaricina, si completa a Borgolombardo, dove il laboratorio viene trasferito nella seconda metà del '58. La macchina prende il nome di Elea 9003: è il primo calcolatore italiano ed è uno dei primissimi al mondo interamente a transistor, è capace di prestazioni (velocità e affidabilità) assai maggiori e ha dimensioni molto più contenute rispetto ai precedenti sistemi a valvole in quel momento disponibili.
La presentazione dell'Elea 9003 ha avuto luogo alla Fiera di Milano nel '59. Con questo l'Olivetti annuncia ufficialmente il suo ingresso nel mercato dell'elettronica, avendo creato nel contempo una struttura apposita per le vendite in Italia: la Direzione Commerciale Italia, diretta da Elserino Piol.
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