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Visualizzazione dei post da maggio, 2011

Didattica e Informatica: La Conservazione dell'Informazione

La formulazione dei modelli di intervento ( pattern ) sarebbe vana se non vi fosse la possibilità di conservare le informazioni  acquisite nel tempo . La capacità di memorizzare e conservare le informazioni è alla base della formulazione dei pattern, in quanto essi si basano proprio sulla elaborazione delle informazioni stesse. Afferma, a questo proposito, Ceccato (*):" Anche la memoria svolge più di una funzione. Può mantenere presente ciò che è appena stato fatto, cioè la memoria come continuazione di presenza; può rifare presente ciò che è rimasto assente, cioè la memoria come ripresa. Sul passato essa però non opera solo passivamente, bensì anche selettivamente, come <creazione>; ma soprattutto essa opera sul passato condensandolo, riassumendolo ."” Ed  ancora:"... la memoria può far presente non soltanto ciò che sia già stato fatto presente all'attenzione, ma anche, sia pure in forma minore, l'operato di altri organi che sia passato inavvertito .&quo

Didattica e Informatica: La Forma (pattern) dell'Informazione

Per forma dell'informazione si intende il progetto dell'operatore tendente a modificare una data situazione in una nuova . Si parla , in questo caso, di pattern dell'ambiente modificato .

Didattica e Informatica: le caratteristiche dell'informazione (Parte 3)

Un'altra caratteristica interessante dell'informazione è quella che si riferisce alla sua capacità di operare una selezione in un insieme di dati caotici . Essa estrae da una situazione complessa i dati utili all'operatore , effettuando una trasformazione dal caotico all'ordinato . L'informazione, quindi (almeno in un corretto rapporto di comunicazione), presuppone alla sua base una scelta effettuata attraverso il rilevamento di dati obiettivi, in vista della loro organizzazione per uno scopo particolare. Proprio in relazione a ciò possiamo affermare che la scienza dell'informazione è alla base della cibernetica, intesa come arte del comando.

Didattica e Informatica: le caratteristiche dell'informazione (Parte 2)

Un'altra caratteristica interessante dei processi di comunicazione è quella che riguarda la loro relazione con la legge di dispersione entropica . Il concetto di entropia è, tradizionalmente, integrato all'interno della fisica come parte costituente  dei principi  della termodinamica. L' entropia si definisce, genericamente, come " somma delle variazioni del sistema e dell'ambiente ", in cui, ponendo un insieme in rapporto con l'ambiente che lo circonda, la  quantità di energia che tale insieme riceve o cede è assolutamente uguale a quella ceduta o ricevuta dall'ambiente stesso . In sintesi, secondo tale assioma, la quantità totale di energia esistente non varia e rimane costante . Per quanto riguarda l'ambito dell'informazione tale legge sembra elusa dal fatto, per altro incontestabile, che dopo che si è verificato un atto di comunicazione, la somma della quantità totale di informazione che il sistema ( fig. 6 ) costituito dal soggetto

Didattica e Informatica: le caratteristiche dell'informazione (Parte 1)

LE CARATTERISTICHE DELL'INFORMAZIONE L'informazione, intesa come fenomeno legato alla trasmissione di segnali tra due elementi, non è altro che selezione di dati obiettivi. Dato che opera una serie di scelte successive, di tipo selettivo, essa tende a porre un ordine tra elementi distinti. Il processo di comunicazione che si instaura tra due elementi, pur differenziandosi a seconda della natura degli elementi, è identico se considerato come semplice processo. 

Didattica e Informatica: Il valore della comunicazione - Premessa (2)

Risulta evidente,  in riferimento a quanto detto nel post precedente, che   sia nell'ambito informatico che in quello didattico si tende, generalmente, a studiare e ad   applicare un metodo molto simile , basato sulla comprensione dei processi di apprendimento e di comunicazione . Osserva, a questo proposito, Zanzarri: " ... un'impresa abbastanza recente quella che mira a esplicare i paradigmi  della comunicazione, a sondarne la praticabilità e i limiti. I paradigmi sono stati desunti dai territori più eterogenei delle  nostre conoscenze. Il Watzlawick ed il gruppo di Palo Alto si sono serviti degli strumenti offerti dalla cibernetica: la comunicazione umana funzionerebbe in una maniera affine alle macchine intelligenti, che perseguono scopi e sono in grado di correggere i loro errori. ”" Proprio in virtù di questa base comune esistente tra cibernetica , teoria  dell'informazione , informatica e didattica è possibile ed auspicabile una loro integrazione all&

Didattica e Informatica: Il valore della comunicazione - Premessa (1)

PREMESSA Lo scopo di questo lavoro è stato quello di analizzare la possibilità e la validità dell'introduzione delle concettualizzazioni e delle metodologie informatiche nell'ambito scolastico. Spesso, in ragione di questi scopi ci si limita all'uso, in classe, dell'elaboratore elettronico ma il computer non è che l'ultimo gradino nella scala delle conoscenze ed esperienze inerenti l'informatica. L' uso dell'elaboratore elettronico non può prescindere da una conoscenza globale (soprattutto da parte dei docenti) della cibernetica e della teoria dell'informazione .

Definìzioni: COMPUTER

Il nome computer deriva dai termini latini " cum " ( con ) e " putare " ( contare ), quindi " computare " ( calcolare ) attraverso l'inglese , to compute ( calcolare ), in italiano calcolatore o elaboratore , è un dispositivo fisico che esercita il suo funzionamento attraverso l'implementazione di quella che viene definita la macchina di Turing . Questa definizione, sebbene rigorosa, non dice molto su quello che in pratica un computer è o può fare: eseguire operazioni logiche, come calcoli numerici. Dalla nascita della struttura più elementare, in seguito si sono sviluppati molti tipi di computer, costruiti e specializzati per vari compiti. Essi vanno da macchine che riempiono intere sale, capaci di qualunque tipo di elaborazione, a circuiti integrati grandi pochi millimetri che controllano minirobot e orologi da polso. Ma a prescindere da quanto siano grandi e da che cosa facciano, possiedono tutti quattro elementi: (almeno) una unità centrale

La nascita del CILEA

Per CILEA si intende " Consorzio Interuniversitario dell’Italia Nord-Est per il Calcolo Automatico ". Tale iniziativa nasce negli anni sessanta con un accordo tra il Ministero della Pubblica Istruzione ed alcune università. L'esigenza era quella di poter avere un sistema di calcolo adeguato alle esigenze del tempo. Tale prospettiva non sarebbe stata raggiungibile, per le singole università, che con le loro risorse non sarebbero state in grado di finanziare, da sole, un progetto di tale portata.

L’eredità della CEP

Portata a termine la missione di costruire la CEP ed eseauriti i finanziamenti del CIU , il CSCE non volle ridursi al ruolo di gestore di un Centro di Calcolo dotato di una macchina scarsamente competitiva. Dopo aver affidato la propria immediata sopravvivenza a un contratto dall’ Euratom  per ricerche sulle tecnologie digitali a stato solido, il CSCE si vide riconoscere il ruolo di Centro di Ricerca di interesse nazionale del CNR , per effetto di una convenzione stipulata il 31/7/62 dall’ Università di Pisa con il presidente del CNR , Giovanni Polvani .

CEP-Unità esterna

Constava di un registro di una parola (E) che fungeva da buffer per il collegamento delle unità di entrata e delle memorie ausiliare della calcolatrice, di un controllo esterno e dei seguenti organi esterni: un tamburo magnetico di 16.384 parole (tempo di accesso medio 10 ms), con il circuito di controllo e di lettura-scrittura di un carattere di 6 bit (+ 1 bit di controllo). I trasferimenti delle informazioni erano effettuati a parole oppure a blocchi con numero variabile di parole (TM); un numero indefinito di unità a nastro magnetico (fino a 8 unità), con il circuito di controllo di un carattere di 6 bit (+ 1 bit di controllo). I blocchi avevano un numero variabile di parole e la ricerca dei blocchi era indipendente dal funzionamento del calcolatore. Velocità di lettura-scrittura: 20.000 car/sec (NM); un lettore fotoelettrico di banda in entrata con un circuito di controllo e lettura di un carattere di 6 bit (+ 1 bit di controllo). I trasferimenti delle informazioni erano effettu

CEP-Unità di controllo

Una caratteristica , non scontata a quei tempi, peculiare dell'unità di controllo della CEP , era il suo f unzionamento per microistruzioni successive o a microprogramma . Particolarmente interessante era il modo con cui erano memorizzate le microistruzioni e le modalità con cui queste potevano essere modificate. Lasciamo la spiegazione a Ettore Rigobon che nel video riportato in questa pagina spiega in maniera dettagliata il modo di operare del selettore dei comandi. Da sottolineare inoltre che questa unità era totalmente transistorizzata.

C.E.P. - Calcolatrice elettronica pisana (3)

" La CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana) era una calcolatrice elettronica numerica a programma interno, di tipo universale, utilizzata tuttavia essenzialmente per calcoli di carattere scientifico. Il suo funzionamento, tanto della memoria che dell'unità aritmetica, era in parallelo , in quanto tutte le cifre binarie di una parola venivano trattate nelle reti logiche o trasferite tra i vari organi dotati di memoria, tutte simultaneamente."

C.E.P. - Calcolatrice elettronica pisana (2)

Prese così forma concreta, nella primavera del 1955, il Centro studi sulle calcolatrici elettroniche . Al fine di creare i presupposti perché il CSCE , dopo la realizzazione della macchina, potesse continuare la sua attività non solo come istituto di calcolo ma anche come centro di ricerca , furono svolte fin dagli inizi molteplici attività culturali , concretatesi in pubblicazioni tecniche e scientifiche , corsi di lezioni , conferenze e seminari , e tesi di laure a svolte sotto la guida dei ricercatori più maturi.

C.E.P. - Calcolatrice elettronica pisana

Il Centro studi dell’Università di Pisa L’ iniziativa per la costituzione del Centro cominciò delinearsi dopo che, nel 1954 , le province e i comuni di Pisa , Livorno e Lucca ebbero stanziato un rilevante contributo finanziario per assicurare a Pisa l’ impianto dell’elettrosincrotrone nazionale . L’offerta delle tre città toscane fu superata dai fondi reperiti da province più ricche e il sincrotrone venne installato a Frascati . Nel corso di consultazioni che i professori di fisica dell’ Ateneo pisano ebbero con alcuni fisici riuniti alla Scuola internazionale di Varenna nel luglio 1954 , fu suggerito , in particolare da Enrico Fermi , di utilizzare il finanziamento offerto dagli enti interessati al potenziamento dell’Università di Pisa, per dotare questo Ateneo di una moderna calcolatrice elettronica per ricerche scientifiche.

Il primo personal computer Italiano: l'MD800 (1975)

Nel 1975 è stato rea­liz­za­to a To­ri­no il primo mi­cro­com­pu­ter con tutte le fun­zio­ni ti­pi­che dei per­so­nal com­pu­ters , il nome era MD 800 ed è stato rea­liz­za­to da due gio­va­ni in­ge­gne­ri che fon­da­ro­no nel 1976 la so­cie­tà DMD per pro­dur­re que­sti per­so­nal com­pu­ters. L’ MD 800 era do­ta­to di pro­ces­so­re Intel 8080 , 8 KB di RAM , 4 KB di EPROM , Mo­ni­tor mo­no­cro­ma­ti­co con 25 righe da 80 ca­rat­te­ri , Ta­stie­ra este­sa con 52 tasti al­fa­nu­me­ri­ci 12 tasti nu­me­ri­ci e 18 tasti fun­zio­ne , In­ter­fac­cia per dop­pio flop­py 8” da 256 K , In­ter­fac­cia per let­to­re e per­fo­ra­to­re di na­stri , In­ter­fac­cia se­ria­le , In­ter­fac­cia stam­pan­te , Si­ste­ma ope­ra­ti­vo svi­lup­pa­to in As­sem­bler 8080 con ge­stio­ne files com­pa­ti­bi­le Di­gi­tal PDP-11 .

Il nuovo Contesto

Nel 1964 viene dunque costituita la OGE ( O livetti- G eneral E lectric), in cui l’azienda americana ha il 75% del capitale. Successivamente la GE acquisirà il rimanente 25% e la nuova società prenderà il nome di GEISI ( General Electric Information Systems Italia ). Che cosa è successo in seguito?

La vendita della Divisione Elettronica

Ma le cose dovevano evolvere diversamente. Si succedono, a breve distanza, eventi drammatici : Adriano Olivetti , sostenitore e propulsore dell’elettronica, muore improvvisamente nel 1960 e un anno dopo avviene altrettanto per Mario Tchou , in un incidente d’auto.  Successivamente, siamo nel 1963, l’Olivetti incontra serie difficoltà economiche.  La ragione principale è una stagnazione imprevista del mercato mondiale, ma ci sono anche i forti indebitamenti, in particolare a causa dell’ operazione Underwood . Questa anticamarca americana di macchine da ufficio era stata acquisita dalla Olivetti alla fine degli anni ’50 come testa di ponte negli Stati Uniti, ma costituiva un continuo drenaggio di risorse. La situazione finanziaria dell’azienda diventa pesante e la famiglia Olivett i, che detiene la maggioranza delle azioni, è costretta a chiedere interventi dall’estern o.  Nel 1963 , entra nel capitale Olivetti il cosiddetto Gruppo di intervento ; si tratta di grandi industriali e

Il software di allora

( Giulio Occhini - Nota in fondo all'articolo ) " Entro nella Divisione Elettronica Olivetti il 1° settembre del 1960 (assunto da Tufarelli , mitico direttore del personale di Ivrea), con l’incarico di sviluppare per l’ELEA 9003 un interpretatore del linguaggio BELL , un linguaggio a 3 indirizzi particolarmente orientato al calcolo tecnico-scientifico. Su questo linguaggio avevo avuto modo di lavorare già da qualche mese, al CNR , nell’ambito di un progetto di calcolo numerico applicato alla astrofisica, usando il famoso CRC 102 A/P del Politecnico di Milano .

L’architettura del sistema ELEA 9003

L’ ELEA 9003 venne concepito come un sistema idoneo a trattare grandi flussi di dati alfanumerici provenienti da origini diverse , registrati su supporti fisici diversi , funzionanti a velocità diverse . La soluzione architettonica era cioè tipicamente “ aperta ” e si prestava anche al collegamento con dispositivi di cui non si potevano ancora prevedere le caratteristiche.

Olivetti - Il laboratorio di Barbaricina

Gli eventi che abbiamo narrato per sommi capi disegnano un affresco complessivo e forniscono unicamente alcune chiavi di lettura per focalizzare il contesto. Cercando di interpretare il quadro, si è però perso di vista qualche suo importante particolare e, soprattutto, non abbiamo potuto conoscere il protagonista vero di questa storia, che comincia nel lontano 1957. È infatti nell'aprile di quell'anno che l'ingegner Perotto si trasferisce a Pisa da Torino , dove lavorava presso la Fiat , dopo aver insegnato al Politecnico . Come sappiamo, Olivetti aveva aperto da un paio d'anni a Pisa , per la precisione a Barbaricina , un l aboratorio di ricerche avanzate nel campo dell'elettronica . Di questa struttura si parlava allora come di una cosa mitica: a quel tempo Olivetti esercitava un grande fascino nell'immaginazione collettiva e molto di quello che faceva veniva considerato mitico ed era come avvolto da un alone di superiorità e di mistero.

Muore l'industria elettronica italiana

Il nuovo assetto proprietario volle rivedere la struttura aziendale e pretese un cambiamento dell'organizzazione e delle strategie. I settori di più recente costituzione , oggetto di pesanti attacchi, furono rimessi in discussione e del resto sia la Divisione Elettronica che la Underwood , acquisita nel '59 negli Stati Uniti per volere di Adriano, versavano in pesanti difficoltà finanziarie .

I difficili ultimi anni '50 dell'azienda Olivetti

Giova forse ricordare che in Italia non vi fu alcun sostegno da parte dei governi del tempo alla nascente industria elettronica . Nessuna parte politica seppe cogliere l'opportunità che veniva data al sistema paese, di avviarsi con un'industria nazionale verso la modernizzazione , come invece avveniva in tutte le nazioni dove i computer si stavano diffondendo (Stati Uniti per primi, ma anche Francia, Germania e Inghilterra).