(Giulio Occhini - Nota in fondo all'articolo)
(Giulio Occhini - Intervento al convegno sull’ELEA organizzato da AICA al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano,23 novembre 2001)
"Entro nella Divisione Elettronica Olivetti il 1° settembre del 1960 (assunto da Tufarelli, mitico direttore del personale di Ivrea), con l’incarico di sviluppare per l’ELEA 9003 un interpretatore del linguaggio BELL, un linguaggio a 3 indirizzi particolarmente orientato al calcolo tecnico-scientifico.
Su questo linguaggio avevo avuto modo di lavorare già da qualche mese, al CNR, nell’ambito di un progetto di calcolo numerico applicato alla astrofisica, usando il famoso CRC 102 A/P del Politecnico di Milano.
"La necessità di questo linguaggio sull’ELEA 9003 nasceva dalla totale mancanza di software (allora non c’era neanche il termine) che potesse rendere più accessibile la macchina all’utente e al programmatore. A quel tempo si lavorava in linguaggio macchina o, tutt’al più, in assembler.
Non che nel laboratorio di Tchou non si fosse pensato al software ma, all’epoca, il concetto di sistema operativo non era ancora nato; in sostanza, il software era considerato qualcosa di ancillare all’hardware, per facilitarne l’impiego.
È significativo che, nella foto riprodotta sull’invito a questo convegno, che ritrae il gruppo di progetto dell’ELEA a Borgolombardo nel 1959, siano ritratti solo gli “hardwaristi”, nonostante si fossero aggiunti al nucleo originario figure di rilievo come Mauro Pacelli, già docente di meccanica razionale all’Università di Firenze, con la sua squadra di giovani programmatori.
Per sottolineare che cosa fosse allora il software, ricordo un fatto che oggi risulterebbe paradossale. Nell’ambito del progetto di cui ero incaricato e che fu completato in pochi mesi con un gruppo di 5 programmatori che lavorarono giorno e notte, anche a cavallo di Natale ’60 e Capodanno ‘61, la prima cosa con cui ci cimentammo fu lo sviluppo di routine per le operazioni matematiche correnti con rappresentazione numerica a virgola mobile. Ebbene, queste routine vennero utilizzate negli anni seguenti, ben al di là del linguaggio BELL, dai programmatori che le conservavano come proprietà personale e se ne tramandavano il codice in linguaggio macchina su rotoli di banda di carta perforata. Con gli anni finirono così per diffondersi presso i clienti dell’ELEA 9003 diverse versioni delle stesse routine che differivano tra loro a seconda di chi le aveva concepite e sviluppate e, magari, col tempo, migliorate."
(Giulio Occhini - Intervento al convegno sull’ELEA organizzato da AICA al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano,23 novembre 2001)
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