Prese così forma concreta, nella primavera del 1955, il Centro studi sulle calcolatrici elettroniche. Al fine di creare i presupposti perché il CSCE, dopo la realizzazione della macchina, potesse continuare la sua attività non solo come istituto di calcolo ma anche come centro di ricerca, furono svolte fin dagli inizi molteplici attività culturali, concretatesi in pubblicazioni tecniche e scientifiche, corsi di lezioni, conferenze e seminari, e tesi di laurea svolte sotto la guida dei ricercatori più maturi.
L’iniziativa incontrò subito l’interesse della società Olivetti di Ivrea, che già aveva iniziato studi e progettazioni in campo elettronico in relazione ai propri programmi produttivi. In base ad una convenzione stipulata con l’Università di Pisa, la Olivetti assicurava al CSCE un contributo finanziario e la collaborazione di proprio personale specializzato. Il Centro poteva in tal modo affrontare con maggiore sicurezza i problemi impostati nella fase iniziale della propria attività. Ulteriori, sostanziali contributi finanziari furono successivamente forniti dall’Istituto nazionale di fisica nucleare, in seno al quale è tuttora inquadrata una parte del personale del Centro, dal Consiglio nazionale delle ricerche, dal Comitato nazionale per l’energia nucleare e più recentemente dal Ministero della pubblica istruzione.
Per l’avvenire, la nuova Presidenza del Consiglio nazionale delle ricerche ha previsto l’inclusione del Centro pisano nell’ambito delle “grandi iniziative”.
L’attività del Centro, immediatamente dopo la sua costituzione, si è principalmente rivolta alla risoluzione dei problemi connessi alla realizzazione della calcolatrice e allo studio di metodi generali di programmazione adatti ad agevolarne l’uso. Il primo importante risultato fu conseguito nel 1957 con la costruzione di una “macchina pilota”, di prestazioni ridotte, che ha consentito di controllare la bontà dei criteri generali di progettazione prima di procedere alla costruzione della grande calcolatrice. La “macchina pilota”, che rimane il primo esemplare di calcolatrice elettronica universale per ricerche interamente progettata e realizzata in un Istituto scientifico nazionale da ricercatori e tecnici italiani, è stata utilizzata per eseguire numerosi calcoli di diversa complessità per conto di vari istituti universitari, ed ha fornito lo spunto per eseguire alcune ricerche originali, particolarmente nel campo della struttura logica dei calcolatori, alle quali si è rivolto l’interesse di noti esperti stranieri.
Il Centro (in cui lavorano oltre sessanta persone, per metà laureati in matematica, fisica e ingegneria) ha portato ora a compimento la grande calcolatrice elettronica, contraddistinta dalla sigla C.E.P. (Calcolatrice elettronica pisana). Particolarmente adatta per applicazioni a problemi di carattere scientifico, la macchina contiene oltre 3000 tubi termoionici, 2000 transistori e 12000 diodi al germano. È caratterizzata da una struttura logica che la rende particolarmente flessibile una “memoria rapida” e dall’alta velocità di calcolo. In pochi minuti può risolvere un sistema di 100 equazioni lineari in 100 incognite: affrontato con gli ordinari calcolatori elettromeccanici da tavolo, un simile problema richiederebbe più di mille ore per essere risolto da un operatore ipotetico che lavorasse ininterrottamente senza sbagliare. Le prestazioni della macchina competono favorevolmente con i più potenti impianti del genere finora installati in Europa.
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