Passa ai contenuti principali

L’architettura del sistema ELEA 9003

L’ELEA 9003 venne concepito come un sistema idoneo a trattare grandi flussi di dati alfanumerici provenienti da origini diverse, registrati su supporti fisici diversi, funzionanti a velocità diverse. La soluzione architettonica era cioè tipicamente “aperta” e si prestava anche al collegamento con dispositivi di cui non si potevano ancora prevedere le caratteristiche.
Nell’ambito di questa visione strategica generale, due elementi ebbero peso determinante nel definire le caratteristiche del sistema: da un lato, lo stato dell’arte della tecnologia, dall’altro, la conoscenza concreta dei problemi che il sistema avrebbe dovuto affrontare.
Per la tecnologia, fu fatta la scelta coraggiosa di uscire subito con circuiti a transistori in tutti gli organi della macchina, incluse le memorie a nuclei di ferrite.
Per identificare i tipi di problemi con cui il sistema si sarebbe cimentato, l’azienda mise a disposizione del Laboratorio i migliori uomini del settore commerciale, che avevano acquistato ampia esperienza sui problemi dei loro clienti. Particolarmente importanti risultarono le lunghe sessioni con i responsabili della Olivetti-Bull e della Divisione Macchine Contabili. Entrambe portavano, oltre alla esperienza applicativa di cui si è detto, anche l’esigenza di tener conto nel progetto dei tipi di supporto delle informazioni che utilizzavano e cioè le schede perforate per la prima e la banda di carta perforata per la seconda.
Su quest’ultimo tipo di supporto dei dati, vale la pena di citare, a titolo di aneddoto, un aspetto che, pur essendo assolutamenteserio, visto in prospettiva oggi, appare comico. Si tratta della “battaglia dei fori quadri contro quelli tondi”.  In tutto il mondo, i fori della banda venivano fatti tondi, solo la Olivetti, per convincenti considerazioni di carattere tecnologico, corredava  tutte le sue macchine contabili con perforatori di fori quadri.  Alla fine vinsero i fori quadri, in considerazione della forza che la Olivetti aveva sul mercato italiano, che era allora il mercato chiave dell’ELEA.
Il caso appena citato esemplifica solo uno dei problemi che venivano posti dalla varietà di standard allora esistenti, moltiplicati per il numero di supporti in uso; inoltre le notevoli differenze di velocità di funzionamento fra l’unità di elaborazione e le apparecchiature che operavano sui vari tipi di supporto dei dati suggerirono di adottare come unità base il lettore di nastro magnetico (che per le caratteristiche di velocità era la più vicina a quella dell’unità centrale e poteva funzionare anche come memoria ausiliaria), corredando il sistema di un parco di convertitori che consentisse di passare da un tipo disupporto a un altro.
Le caratteristiche tecniche dell’ELEA si possono riassumere come segue:
  • funzionamento in parallelo sui bit per comporre caratteri di 6 bit (più uno di controllo), in serie sui caratteri
  • parola di lunghezza variabile
  • ciclo base della macchina di 10 microsecondi
  • possibilità di operare in multiprogrammazione, fino a 3 programmi simultanei
  • memoria principale a nuclei con tempo di accesso di 10 microsecondi e capacità di 20.000 caratteri, ampliabile fino a 160.000
  • governo delle unità a nastro magnetico capace di collegare fino a 20 unità, velocità da 45.000 a 90.000 caratteri al secondo
  • apparecchiature di conversione tra nastro magnetico e: schede perforate, banda di carta perforata, stampante.

Un discorso a parte merita il software.  Sin dal periodo di Barbaricina ci si preoccupò di inserire nel gruppo di progetto anche ricercatori destinati a occuparsi della programmazione (non si può parlare di “programmatori” perché, come tali, non ne esistevano sul mercato del lavoro).  La loro attività consisteva, in quel periodo iniziale, soprattutto nel prepararsi per la futura attività. Un tema era la valutazione delle direzioni da prendere; ricordo le discussioni su FORTRAN, ALGOL e COBOL, a quel tempo lontani dall’essere linguaggi comuni di programmazione, e quelle sui vantaggi e svantaggi di compilatori e interpretatori. Si dovevano, inoltre, realizzare delle routine di base per le macchine che sarebbero uscite. Bisogna aver presente che questi proto-programmatori avevano il dubbio privilegio di dover fare programmi reali per macchine ancora allo stato virtuale.

(Giorgio Sacerdoti - Intervento al convegno sull’ELEA organizzato da AICA al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano, 23 novembre 2001)

Commenti

Post popolari in questo blog

EDVAC

EDVAC (Electronic Discrete Variable Automatic Computer) L' E lectronic D iscrete V ariable A utomatic C omputer ( EDVAC ) è uno dei primi computer elettronici digitali della storia, uno dei primi computer della storia basato sull'architettura di Von Neumann e uno dei primi computer a programma memorizzato della storia. L' ENIAC era veloce, ma disponeva di pochissimo spazio di archiviazione . Inoltre, per la programmazione doveva essere ricablato , un'operazione che richiedeva da poche ore a giorni interi; era, inoltre, poco affidabile, a causa delle molte valvole tubolari utilizzate, che richiedevano, tra l'altro, moltissima energia e molto spazio per funzionare e generavano molto calore. Il che faceva lievitare costi di gestione.

Colossus

Colossus " Colossus fu il primo elaboratore elettronico al mondo: fu realizzato in Gran Bretagna nel 1943, alla fine della seconda guerra mondiale, dall’intuizione del Dott. Thomas Flowers. Operativo dal 1944 a Bletchley Park, sostituì Heath Robinson, un macchinario più semplice, nel decifrare le comunicazioni criptate della Germania nazista. Entro la fine del conflitto furono costruiti dieci esemplari di Colossus, un “gigante” da 1.600 valvole termoioniche. Il Dott. Flowers aveva concepito il progetto prima della guerra, però il centro di ricerca britannico non era convinto che fosse davvero realizzabile: la tenacia dell’ingegnere, alla lunga, s’è rivelata determinante. " Citazione - Tratta da:   http://www.downloadblog.it/post/16765/colossus-il-primo-elaboratore-elettronico-a-essere-stato-realizzato

MANIAC

Verso la fine della guerra, gli scienziati di Los Alamos stavano utilizzando il primo computer elettronico . John Von Neumann fu il protagonista principale di questo cambiamento, che condusse, poi, allo sviluppo del programma per calcolare il comportamento degli esplosivi nucleari. I calcoli iniziali concernenti la diffusione dei neutroni in un montaggio critico di uranio furono effettuati da Eldred Nelson e da Stanley Frankel , che erano membri del gruppo di Robert Serber presso il Radiation Laboratory dell' università di Berkeley , California, nel 1942.  A Los Alamos  ordinarono lo stesso tipo di macchine che avevano utilizzato in California.