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Storia e Caratteristiche della "Perottina" (Parte 1)

La nuova macchina venne concepita in un periodo particolarmente critico. Sul mercato esistevano allora due classi nettamente distinte di strumenti di calcolo:

  • da una parte, le semplici e diffuse calcolatrici da tavolo, ancora meccaniche, in grado di eseguire le quattro operazioni elementari o poco più;
  • dall'altra, i primi elaboratori elettronici, che inauguravano la seconda generazione a transistor.

La frattura esistente tra i due settori di mercato si può rilevare dalle diverse caratteristiche che definivano la natura stessa delle due classi di prodotto:

  • il costo: per le calcolatrici meccaniche più evolute non superava il milione di lire; per un elaboratore non scendeva sotto i 20 - 30 milioni di lire;
  • l'organizzazione del lavoro: l'uso della calcolatrice non produceva modifiche sostanziali; l'introduzione del sistema elettronico poneva grossi problemi di riorganizzazione degli uffici e delle aziende;

la specializzazione del personale: la calcolatrice meccanica veniva usata da personale di preparazione generica; lo studio delle procedure (analisi) e, soprattutto, la programmazione del grande sistema elettronico, richiedevano personale altamente specializzato.




Pertanto, il prodotto da realizzare doveva caratterizzarsi per alcuni ben precisi elementi distintivi:

  • elevata potenza di calcolo, intesa come automazione del lavoro, velocità di elaborazione, capacità degli operandi, operazioni con virgola e segno, in modo da rendere possibile l'esecuzione della più ampia gamma di tipologie di calcolo;
  • facilità d'uso e massima flessibilità, intesa come possibilità di utilizzo per una larga banda di applicazioni, dalle semplici operazioni aritmetiche elementari, al calcolo automatico di un logaritmo o di un piano di ammortamento in matematica finanziaria;
  • costo e dimensioni compatibili, intesi come elementi specifici di una classe di macchine che si possa usare come strumento individuale, da acquistare con risorse (personali) limitate e da posizionare direttamente sul tavolo dell'operatore (progettista o scienziato, segretaria o impiegato amministrativo);
  • semplicità d'uso, intesa come possibilità per l'utente non professionale di programmare direttamente la macchina dopo un brevissimo periodo di (auto)istruzione.
Si trattava dunque di operare un salto di non facile esecuzione: la macchina da produrre non aveva modelli di alcun genere sul mercato e segnava da fatto una discontinuità col presente; d'altro canto, non c'erano neppure tecnologie nuove da utilizzare. Si poteva usare solo la fantasia visionaria in grado di precorrere i tempi, di vedere l'oggetto pensato e di materializzarlo.

Peraltro, alla fine del ciclo di progetto le caratteristiche tecniche della macchina erano ben definite:


  • la macchina disponeva di 10 registri di memoria, dei quali 3 utilizzati come registri operativi (A, M, R), 5 normalmente usati per i dati e 2 per le istruzioni; la configurazione non era fissa, ma poteva variare liberamente, a scelta dell'utente, portando fino a 2 i registri di dati e fino a 5 quelli di programma. I registri di dati potevano contenere un numero di 22 cifre o 2 numeri di 11 cifre con virgola e segno; quelli di programma potevano contenere 24 istruzioni. La lunghezza del programma poteva quindi variare da 48 a 120 istruzioni e, corrispondentemente, i dati memorizzati da 4 a 8;
  • tutto il linguaggio era realizzato con 15 istruzioni di significato intuitivo ed elementare: le operazioni aritmetiche e la radice quadrata, le istruzioni di spostamento dati tra registri, di salto condizionato e non, con ingresso dati da tastiera e stampa su rotolo;
  • la macchina poteva essere utilizzata come una normale calcolatrice o come un piccolo elaboratore, memorizzando preventivamente la stessa sequenza di operazioni nei registri programma e utilizzando i 4 tasti di salto per accedere a diverse sequenze memorizzate;
  • era possibile registrare dati e istruzioni, grazie all'uso di una cartolina magnetica in grado di funzionare esattamente come un floppy disk dei giorni nostri: in questo modo la macchina si poteva usare in modo automatico e si rendeva possibile l'archiviazione di intere biblioteche di programmi, che potevano essere richiamati sempre mediante i quattro tasti di salto.
Contrariamente a quanto si può immaginare il progetto richiese l'impiego di un limitato numero persone: dalle 3 inizialmente impiegate per il progetto logico-elettronico a Borgolombardo e Pregnana si arrivò alle circa 50 nella fase di ingegnerizzazione del prodotto e di avviamento in produzione. Erano però necessarie e presenti molte competenze multidisciplinari (in particolare: progettisti elettronici e meccanici, logici e matematici, esperti di programmazione, addetti alla stesura dei circuiti stampati, che allora si realizzavano manualmente) e solo un efficace gioco di squadra, pilotato dal carisma di Perotto, oltre la necessaria genialità e fantasia, poteva consentire di arrivare con successo al traguardo. Furono necessari tre anni di intenso lavoro, caratterizzati dall'entusiasmo e dalla consapevolezza generale di portare a termine un progetto veramente rivoluzionario.

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